Art Theory

L'astrattismo in perenne movimento di Helen Frankenthaler



askanews

Roma, 14 feb. (askanews) – C’è una fotografia di Helen Frankenthaler all’ingresso delle mostra che la galleria Gagosian di Rome le dedica che già dice molto. La si guarda e si vede una donna che, qualunque cosa voglia fare, pensiamo, la farà con successo. Ha scelto di fare la pittrice astratta a partire dagli anni 50, l’epoca di Pollock, e quando entriamo nella mostra vera e propria si capisce subito che l’intuizione davanti alla foto era corretta. I dipinti sono potenti, consapevoli, importanti da molti punti di vista.
E la direttrice della galleria, Pepi Marchetti Franchi, ci introduce nell’atmosfera dell’esposizione.
“Questa è la quinta mostra che Gagosian organizza su Helen Frankenthaler – ha spiegato ad askanews – e ci siamo in questo caso concentrati su una decade particolare, tra il 1974 e il 1983. E’ un momento nel quale Helen lascia New York, si trasferisce nel Connecticut, molto vicino alla costa e dove il rapporto con l’oceano e con le grandi distese del mare inizia a giocare un ruolo molto importante nello sviluppo del suo lavoro”.
Nelle grandi tele si può immaginare un’idea del mare, ma i lavori vanno oltre, diventano paesaggi, è vero, ma paesaggi di pittura in quanto tale, oltre le definizioni di correnti che, per Frankenthaler parlano di solito di una sua appartenenza al movimento Color field. Ma il curatore della mostra, il celebre storico dell’arte britannico John Elderfield, ricompone un quadro meno schematico e più complesso.
“Helen – ci ha spiegato – non è mai stata davvero una pittrice di Color field, perché è sempre stata in movimento verso qualcosa d’altro e in questa mostra il suo lavoro più vecchio, un grande dipinto blu, è quello più vicino alla poetica di Color Field, ma a mano a mano che ci si addentra nel decennio successivo si assiste a un utilizzo della pittura molto più denso e una delle fonti di ispirazione è stata per lei la pittura italiana, in particolare veneziana”.
La mostra “Sea Changes”, complice anche l’architettura dello spazio di Gagosian, è una sorta di attivatore di emozioni artistiche, per così dire, di secondo livello, intense sia a come estetica, sia come ragionamento sull’idea stessa di pittura.
“Periodicamente – ha aggiunto Elderfield – si dice che la pittura è morta, io in realtà credo che sia sì in difficoltà, ma che non sia morta. Con il passare degli anni cambia la percezione del modo in cui viene fatta la pittura, con dei cambiamenti che consentono di abbandonare metodi che diventano accademici o troppo usati per trovare strade nuove. Che è esattamente quello che ha fatto Helen negli anni 50”.
“Per noi – ha concluso Pepi Marchetti Franchi – è importante rappresentare un’artista come lei anche perché è molto amata dagli artisti contemporanei, in particolare dai pittori”.
E per portare in primo piano anche in Europa il nome di Helen Frankenthaler dal 7 maggio a Palazzo Grimani a Venezia si aprirà una grande mostra retrospettiva.

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